prosa

MINCHIA SIGNOR TENENTE

16 aprile 2026 ore 20.30

MINCHIA SIGNOR TENENTE

di Antonio Grosso

regia Nicola Pistoia

con Antonio Grosso, Antonello Pascale, Natale Russo, Gaspare Di Stefano, Francesco Sigillino, Martina Zuccarello, Francesco Nannarelli, Cristian Di Sante

 

L’INFERIORITÀ MENTALE DELLA DONNA

5 marzo 2026 ore 20.30

VERONICA PIVETTI
in
L’INFERIORITÀ MENTALE DELLA DONNA
un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole liberamente ispirato al trattato “L’inferiorità mentale della donna” di Paul Julius Moebius di GIOVANNA GRA
con CRISTIAN RUIZ
colonna sonora e arrangiamenti musicali ALESSANDRO NIDI
costumi Nicolao Atelier Venezia
luci Eva Bruno
regia Gra&Mramor
produzione a.ArtistiAssociati in collaborazione con Pigra srl

L’idea che le donne siano state considerate, per secoli, fisiologicamente deficienti può suggerirci qualcosa? Il nostro spettacolo nasce da questa domanda e mette in scena testi che in pochi conoscono, fra i più discriminanti, paradossali e, loro malgrado, esilaranti scritti razionali del secolo scorso. Veronica Pivetti, moderna Mary Shelley ci racconta, grazie a bizzarre teorie della scienza e della medicina, l’unico, vero, orrorifico Frankenstein della storia moderna: la DONNA. “Come stanno le cose riguardo ai sessi? Un vecchio proverbio ci suggerisce: capelli lunghi, cervello corto”. Esordisce così Paul Julius Moebius - assistente nella sezione di neurologia di Lipsia - nel piccolo compendio “L’inferiorità mentale della donna” scritto nel 1900, opportunamente definito un evergreen del pensiero reazionario. Donne dotate di crani piccoli, peso del cervello insufficiente… secondo Moebius le signore sono provviste di una totale mancanza di giudizi propri. Non solo. Le donne che pretendono di pensare sono moleste e “la riflessione non fa che renderle peggiori”. A queste dichiarazioni fa eco il medico, antropologo, giurista e criminologo italiano Cesare Lombroso: le donne mentono e spesso uccidono, lo dicono i proverbi di tutte le regioni. Fortunatamente, i cervelli delle donne sane pesano più di quelli delle donne criminali. Ed ecco un rapido excursus su delitti eccellenti, per esempio quello compiuto da Agrippina, o da Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio. Ad accompagnare Veronica sul palco, il musicista Cristian Ruiz che, insieme all’attrice, eseguirà canzoni vecchie e nuove ispirate alla figura femminile. Con questo spettacolo, impreziosito da deliranti misurazioni dell’indice cefalico a cui Veronica si sottopone con la sua ironia, raggiungeremo l’acme della cultura maschilista. Paziente lei stessa - causa una passata depressione - Pivetti non manca di raccontare al pubblico alcuni singolari episodi personali e di ricordare, con le parole di Lombroso, che “il maschio è una femmina più perfetta”.

ARLECCHINO MUTO PER SPAVENTO

7 febbraio 2026 ore 20.30

ARLECCHINO MUTO PER SPAVENTO

«Una partitura mimica e gestuale di infinita sapienza.»

La trama è quella “classica” della Commedia dell’Arte, con un amore contrastato e i lazzi e le improvvisazioni lasciate ai personaggi e alle maschere che portano in scena. Qui il giovane Lelio, lasciata Venezia e giunto a Milano, pretende sia fatta giustizia. Nella sua patria si è follemente innamorato di Flamminia, figlia di Pantalone De’ Bisognosi, ampiamente ricambiato. Ma il padre della giovane l’ha già promessa in sposa a Mario, figlio di Stramonia Lanternani, mercantessa di stoffe, anche se il timido Mario ama Silvia, giovane risoluta e determinata. Ecco il motivo della venuta di Lelio a Milano: ricondurre alla ragione Mario e la madre Stramonia o, alla peggio, sfidare il giovane a duello. La notizia avrebbe dovuto rimanere nascosta, ma Arlecchino, servitore di Lelio, appena giunto in città la diffonde ad ogni anima viva incontrata. Per ridurlo al silenzio il suo padrone gli gioca un tranello: finge che un demonio sia imprigionato nel proprio anello e, se Arlecchino parlerà, il demonio glielo rivelerà ed il servitore sarà decapitato. Arlecchino decide dunque di chiudersi in un religioso silenzio, diventando muto… per spavento!

Nonostante sia stato privato della parola, Arlecchino riesce ad innamorarsi della servetta di Stramonia, Violetta, a fare baruffa con Trappola, anche lui innamorato della giovinetta e a combinare un sacco di guai, il tutto mentre le due coppie di innamorati cercano una giusta risoluzione ai loro intrighi, ostacolati da Pantalone e da Stramonia.

Questo Arlecchino, sicuramente originale per la scelta del canovaccio inedito e per la volontà di riportare alla ribalta dopo almeno 20 anni di silenzio la Commedia dell’Arte con il suo “repertorio” di strumenti del mestiere come la recitazione, il canto, la danza, il combattimento scenico, i lazzi e l’improvvisazione, testimonia la scelta di voler fare un “teatro d’arte per tutti”, come la vera e profonda vocazione di Stivalaccio Teatro.

Un teatro popolare, ma ricco di spunti, in cui la tradizione della Commedia dell’Arte viene smontata e rimontata con gli strumenti di interpretazione e di lettura del XXI secolo, uno spettacolo in cui gioco, invenzione, amore, paura e dramma si mescolano, celati dalle smorfie inamovibili delle maschere e dall’abilità degli interpreti. Un canovaccio moderno, per utilizzare le parole di Eugenio Allegri, a cui è dedicato questo debutto, che va “alla ricerca della propria origine, della propria storia, del proprio presente per ritrovare la ‘memoria attiva’ di un discorso sul teatro e, attraverso il teatro, di un discorso sulla società”. Una trama in cui gli intrecci si ingarbugliano sugli equivoci, ma lentamente si dipanano tra le gesta dei personaggi. E se queste esili vicende, ambientate in un mondo surreale e fantastico, echi dello splendore teatrale italiano di tempi lontani riescono ancora a strappare un sorriso, forse in quel preciso istante potrà rinascere la poesia del teatro, per troppo tempo silenziata e muta.

 

Crediti

con (in ordine alfabetico)

interpreti / personaggi

Sara Allevi / Violetta

Marie Coutance / Flamminia

Matteo Cremon / Lelio

Anna De Franceschi / Stramonia Lanternani

Michele Mori / Mario Lanternani

Stefano Rota / Pantalone de’ Bisognosi, Bargello

Pierdomenico Simone / Trappola

Maria Luisa Zaltron / Silvia

Marco Zoppello / Arlecchino

soggetto originale e regia Marco Zoppello

scenografia Alberto Nonnato

costumi Licia Lucchese

disegno luci Matteo Pozzobon e Paolo Pollo Rodighiero

maschere Stefano Perocco di Meduna

consulenza musicale Ilaria Fantin

trucco e parrucco Carolina Cubria

duelli Massimiliano Cutrera

assistente alla regia Francesca Botti

assistente mascheraia Tullia Dalle Carbonare

foto e video Serena Pea

costumi realizzati da Francesca Parisi, Sonia Marianni e Caterina Volpato con particolare attenzione al riutilizzo di stoffe e materiali a basso impatto ambientale

scene realizzate da Roberto Maria Macchi e Matteo Pozzobon nella Bottega di Stivalaccio Teatro

responsabile di produzione e distribuzione Federico Corona

coordinamento organizzativo Mary Salvatore

organizzazione Massimo Molin

amministrazione Ilaria Meda

concept e visual Caterina Zoppini

produzione Stivalaccio Teatro, TSV – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro Stabile di Verona

con il sostegno della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e della Fondazione Teatro Civico di Schio

 

 

Le volpi

9 gennaio 2026 ore 20.30

Le volpi

uno spettacolo di Lucia Franchi, Luca Ricci

con Giorgio Colangeli, Manuela Mandracchia, Federica Ombrato

costumi Marina Schindler

suono Michele Boreggi, Lorenzo Danesin

luci Stefan Schweitzer

scena e regiaLuca Ricci

tecnici Piero Ercolani, Nicola Mancini

ufficiostampa Maria Gabriella Mansi

foto Elisa Nocentini, Luca Del Pia

amministrazioneRiccardo Rossi

produzioneInfinito

con il supporto di Regione Toscana, Ministero della Cultura, Argot Studio Roma, Biblioteca Al Cortile Roma

 

Nell’ombra di una sala da pranzo, all’ora del caffè, in un’assolata domenica di agosto, si incontrano due piccoli notabili della politica locale e la figlia di una di loro. Tutto intorno i pensieri volano già al mare e alle vacanze, eppure restano da mettere in ordine alcune faccende che interessano i protagonisti della storia.

Davanti a un vassoio di biscotti vegani, si confessano legittimi appetiti e interessi naturali, si stringono e si sciolgono accordi, si regola la maniera migliore di distribuire favori e concessioni, incarichi di servizio e supposti vantaggi.

La provincia italiana è la vera protagonista della vicenda, quale microcosmo in cui osservare le dinamiche di potere, che hanno sempre a che fare con i desideri e le ossessioni degli individui. Morbidamente, si scivola dentro un meccanismo autoassolutorio per cui è legittimo riservarsi qualche esiguo tornaconto personale, dopo essersi tanto impegnati nella gestione della cosa pubblica.

La corruzione è proprio questo concedere a se stessi lo spazio di una impercettibile eccezione.  Come scrive Leonardo Sciascia nel suo romanzo “Todo modo”: “i grandi guadagni fanno scomparire i grandi principi, e i piccoli fanno scomparire i piccoli fanatismi.

La bisbetica domata

17 novembre 2025 ore 20.30

Amanda Sandrelli

in La bisbetica domata

di William Shakespeare

traduzione e adattamento Francesco Niccolini

regia Roberto Aldorasi

con Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali,

Massimo Salvianti, Lucia Socci, Riccardo Naldini

Scene e costumi Francesco Esposito

Luci Lorenzo Galletti

Musiche a cura di Elena Nico

 

Caterina della Bisbetica domata è un personaggio ambiguo e questo lo rende affascinante: è antipatica, intransigente, pure sboccata e integralista, qualcuno dice pure pazza. Ma libera. Adolescenziale e romantica, altro che bisbetica: sogna un mondo in cui ci si sposa per amore.

Ma nella Pisa della Bisbetica tutti i protagonisti sono ambigui e macchiati da colpe. In una società profondamente maschilista, una Caterina addomesticata era un bel personaggio comico; la Bisbetica era una edificante commedia a lieto fine, la commedia della “selvaggia addomesticata”.

Solo che non è edificante e non è a lieto fine.

Caterina vorrebbe riscrivere le regole, dire di no a madre e sposo canaglia: gliela fanno pagare. L’umiliazione è totale, la violenza che subisce disgustosa e pianificata fin dalla prima battuta di Petruccio: lui punta solo a dominare la bella e ricca Caterina, e sa come fare a piegarla, con le buone o con le cattive.

Da un lato della scena si ride, ci si traveste, ci si manda baci e dichiarazione d'amore, dall'altro si esercita la violenza a livelli da incubo. Ma il peggio accade quando la porta si chiude e noi non vediamo né sentiamo più. Là dietro non arriva nessun principe azzurro che ti salva. Caterina piega la testa, ridotta peggio di un cagnolino: di Caterina, quella ragazza tutto pepe e rivolta, che sognava di innamorarsi, non c'è più traccia. Obbligata all'umiliazione totale, tutti le voltano le spalle: cosa la attende tra le mura di casa, è un problema tutto suo. Noi qui, dall'altro lato della scena, possiamo soltanto fingere di essere felici.

 

Francesco Niccolini

ROSENCRANTZ e GUILDENSTERN SONO MORTI

22 ottobre 2025 ore 20.30

Francesco PANNOFINO - Francesco ACQUAROLI – Paolo SASSANELLI

in ROSENCRANTZ e GUILDENSTERN SONO MORTI

di TOM STOPPARD

e con Andrea Pannofino e Chiara Mascalzoni

scena Luigi Ferrigno

regia ALBERTO RIZZI

 

In collaborazione con Ippogrifo Produzioni e Comune di Verona-Estate Teatrale Veronese ETV

In accordo con Arcadia & Ricono Ltd per gentile concessione di United Agents Ltd

Tom Stoppard, Rosencrantz e Guildenstern sono morti, traduzione di Lia Cuttitta, pubblicato in Italia da Sellerio editore

__________________________________________________________

 

Da oltre sessanta anni Rosencrantz e Guildenstern sono morti di Tom Stoppard viene rappresentato in tutto il mondo ed è diventato, dunque, un classico amato e apprezzato del teatro contemporaneo.
In questo nuovo allestimento della commedia abbiamo deciso di mescolare l’umorismo inglese di Stoppard alla tradizione comica della Commedia dell’Arte, per creare uno spettacolo che esplori la profonda riflessione esistenzialista/filosofica del testo originale, esaltandone la potenza comica ed emotiva che caratterizza la pièce.

Il testo è un Amleto rivisitato, spiato dal buco della serratura attraverso lo sguardo colmo di dabbenaggine dei due protagonisti Rosencrantz e Guildenstern che, quando guardano l’intera vicenda del principe danese, ne colgono soltanto i tratti surreali e farseschi.
Stoppard, del resto, è noto al grande pubblico per aver scritto la sceneggiatura di Shakespeare in love dove si intrufolava nel dietro le quinte di Romeo e Giulietta, mentre con Rosencrantz e Guildenstern sono morti si butta a capofitto nel backstage dell’Amleto. Prende, infatti, due personaggi secondari dell’Amleto di Shakespeare, Rosencrantz e Guildenstern, e ne fa i protagonisti di una commedia dai toni bizzarri.

In scena una coppia di grandi attori - Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli, rispettivamente nei panni di Rosencrantz e Guildenstern - diventa un duo di maschere tragicomiche, accompagnata da Paolo Sassanelli nel ruolo del Capocomico.

Al centro della nostra messinscena una grande macchina scenica, un marchingegno medievale che mescola il teatro/carro della Commedia dell’Arte con il palcoscenico a due piani tipico del teatro elisabettiano; una scenografia giocosa e mutevole, in continuo movimento, che si trasforma ora in teatro, ora in castello, ora in nave.

Anche i costumi d’epoca possono essere trasformati e alterati, in una dinamica che continua a esplicitare il teatro dentro il teatro. Del resto, se Stoppard, con la sua pièce vuole rileggere l’Amleto in chiave comica anche la nostra messa in scena vive di questa suggestione metateatrale.

Uno spettacolo giocoso, dinamico, dal sapore del teatro di strada, popolare - nel senso più shakespeariano del termine – espressione di un teatro stratificato che possa emozionare e parlare a tutti.

 

Note di regia

Ho sempre pensato che fosse geniale l’idea di Tom Stoppard di spiare l’Amleto dal buco della serratura, di guardarlo attraverso i due clown, i due guitti, Rosencrantz e Guildenstern, e di trasformare la più grande tragedia di tutti i tempi in una farsa sull’esistenza umana. Penso che il testo abbia avuto, in tutti questi anni, grande fortuna e sia molto amato proprio per la freschezza dei dialoghi, l’arguzia delle trovate sceniche, la capacità di prendere due personaggi secondari dell’opera di Shakespeare e di farne i protagonisti di una storia divertente ed esistenziale.

Con questo allestimento vorrei presentare al pubblico italiano uno spettacolo nuovo, divertente, che mescoli l’umorismo inglese di parola, alla comicità fisica della Commedia dell’Arte. Con una coppia di grandi attori  – Francesco Pannofino e Francesco Acquaroli – nei ruoli di Rosencrantz e Guildenstern, due perfetti clown/avventurieri, capaci di rendere indimenticabili, ancora una volta, questi due personaggi straordinari. Accanto a loro, nel ruolo del Capocomico, Paolo Sassanelli, interprete ideale per guidare con ironia, carisma ed allegria la compagnia dei comici erranti. A completare il cast, in scena anche Andrea Pannofino e Chiara Mascalzoni.

Alberto Rizzi

Stanlio e Ollio

Martedì 12 novembre 2024 ore 21

Stanlio e Ollio

di Sabrina Pellegrino e Claudio Insegno.

Regia: Claudio Insegno.

Con: Claudio Insegno, Federico Perrotta,

Valentina Olla, Sabrina Pellegrino, Franco Mannella,

Giacomo Rasetti, Federica De Riggi.

Stan Laurel e Oliver Hardy non erano semplicemente attori comici, ma sono e lo saranno per sempre gli inventori della risata. non sono stati mai prevedibili, mai volgari, mai deludenti. nel tempo ci hanno insegnato a ridere, a sorridere e a reggerci la pancia dalle risate.

Ci hanno fatto capire che dietro ogni grande tragedia, c'è una grande risata.

Quando li guardiamo, sappiamo già che ci inonderanno di guai lo schermo, ma, ogni volta, ci stupiscono per come affrontano la situazione.

Naturalmente, sbagliando e facendoci morire dal ridere!

Sai già come va a finire la loro tragicomica, non solo perché li hai visti un centinaio di volte, ma perché speri che ogni volta finisca nel disastro.

È questo quello che ci ha fatto sempre ridere di loro. ed è per questo che gli rendiamo omaggio in una versione teatrale.

Sì, è vero, potrebbe essere molto difficile portare sulle tavole di un palcoscenico le gesta dei nostri beniamini della risata. ma l'amore e il profondo rispetto che proviamo per loro ci porta a rappresentarli come non li abbiamo mai visti.

Vedrete le loro gag prendere forma, le prove dei loro amatissimi film.

E vedrete anche come hanno affrontato la loro vita famigliare, soprattutto, il rapporto con le loro mogli. però, l'unico messaggio che si vuole dare con questo spettacolo è di continuare ad amarli e ridere insieme a loro.

È dal 1921 che ci hanno abituati a ridere con le loro facce, le loro cadute, le loro torte in faccia.

Oggi, lo spettacolo "Stanlio & Ollio" ci aiuterà a renderli immortali.

Mettici la mano

martedì 3 dicembre 2024 ore 21

Il Brigadiere Maione e Bambinella protagonisti in scena della nuova commedia di

MAURIZIO DE GIOVANNI

“METTICI LA MANO”

con

ANTONIO MILO, ADRIANO FALIVENE, ELISABETTA MIRRA

Regia di

ALESSANDRO D’ALATRI

Primavera del 1943, Napoli. Una tarda mattinata di sole viene squarciata dalle sirene: arrivano gli aerei alleati e il pericolo di un nuovo e devastante bombardamento. La scena è uno scantinato che fa da rifugio improvvisato. In un angolo del locale una Statua della Madonna Immacolata, miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa. E’ qui che si ritrova una strana compagnia, riunita dalla necessità di riparo: Bambinella, un femminiello che sopravvive esercitando la prostituzione e che conosce tutto di tutti, e il Brigadiere Raffaele Maione, che ha appena arrestato Melina, una ventenne che ha appena sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca, di cui la ragazza era la cameriera. Mentre fuori la porta le voci della gente si trasformano in un pauroso silenzio e poi nel progressivo avvicinarsi del fragore delle bombe, il dialogo tra i tre occupanti del rifugio si fa sempre più profondo e serrato, con una serie di riflessioni sulla vita, la morte, la giustizia, la fede, ma anche la fame e l’arroganza del potere. Mentre apprendiamo cosa sia realmente accaduto nel palazzo di Roccafusca e perché, Bambinella si trasformerà in un avvocato difensore e Maione nell’accusa di un processo che vedrà nella statua di gesso un giudice silenzioso ma accorato.

Il vedovo allegro

martedì 18 febbraio 2025 ore 21

Carlo Buccirosso in 

Il vedovo allegro

scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con Gino Monteleone, Massimo Andrei, Elvira Zingone, Davide Marotta,
Donatella de Felice, Stefania De Francesco, Matteo Tugnoli
scene Gilda Cerullo e Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Cosimo Lombardi
disegno luci Luigi Della Monica
aiuto regia Fabrizio Miano

Tre anni dopo la fine della pandemia, Cosimo Cannavacciuolo, vedovo ipocondriaco, stabilmente affetto da ansie e paure, inquilino del terzo piano di un antico palazzone situato nel centro di Napoli, persa la sua amata moglie a causa del virus, si ritrova a combattere la solitudine e gli stenti dovuti al fallimento della propria attività di antiquariato, che lo ha costretto a riempirsi casa della merce invenduta del suo negozio, e a dover lottare contro l’ombra incombente della banca concessionaria del mutuo che, a causa dei reiterati mancati pagamenti, minaccia l’esproprio e la confisca del suo appartamento… La vita di Cosimo sarebbe stata molto più vuota e monotona senza la presenza di Salvatore, bizzarro custode del palazzo, e dei suoi due figli Ninuccio e Angelina, il primo in costante combutta con lo stesso, e la seconda votata al matrimonio e alla pulizia del suo appartamento. Ed è anche per fronteggiare le difficoltà economiche del momento che Cosimo ha concesso l’uso di una camera dell’appartamento a Virginia, giovane trasformista di cinema e teatro che gli porta una ventata di spensieratezza che non guasta… Ma la vera angoscia del vedovo antiquario è rappresentata dai coniugi Tomacelli, vicini di casa depositari di un drammatico segreto, che da mesi contribuiscono a rendere ancora più complessa la sua quotidiana e strenua lotta per la sopravvivenza! Per tale motivo Cosimo si vedrà costretto a chiedere il parere del dottor De Angelis, ginecologo del quarto piano, entrato nelle grazie di Angelina in disperata ricerca di un buon partito, ma l’incontro con lo stesso non servirà a schiarirgli le idee… Riuscirà l’inquilino del terzo piano ad uscire dal baratro nel quale è sprofondato da anni, senza apparente via di scampo?! Lo scoprirete solo venendo a teatro…

Carlo Buccirosso

Don Chisciotte, tragicommedia dell’arte

giovedì 3 mercoledì 2 aprile 2025 ore 21 - NUOVA DATA

DON CHISCIOTTE TRAGICOMMEDIA DELL’ARTE

soggetto originale Marco Zoppello

elaborazione dello scenario: Carlo Boso e Marco Zoppello

dialoghi: Carlo Boso e Marco Zoppello

interpretazione e regia di Marco Zoppello e Michele Mori

costumi e fondale: Antonia Munaretti

maschere: Roberto Maria Macchi

struttura scenografica: Mirco Zoppello

produzione: Stivalaccio Teatro/Teatro Stabile del Veneto

Giulio Pasquati, Padovano, in arte Pantalone e Girolamo Salimbeni, Fiorentino, in arte Piombino, sono due attori della celebre compagnia dei Comici Gelosi, attiva e applaudita in tutta Europa tra il XVI e XVII secolo. Sono vivi per miracolo. Salgono sul palco per raccontare di come sono sfuggiti dalla forca grazie a Don Chisciotte, a Sancho Panza ma soprattutto grazie al pubblico. A partire dall’ultimo desiderio dei condannati a morte prendono il via le avventure di una delle coppie comiche più famose della storia della letteratura, filtrate dall’estro dei due saltimbanco che arrancano nel tentativo di procrastinare l’esecuzione, tra mulini a vento ed eserciti di pecore. E se non rammentano la storia alla perfezione, beh, poco importa, si improvvisa sul tema dell’amore e della fame, del sogno impossibile, dell’iperbole letteraria, della libertà di pensiero e di satira con “l’unico limite: il cielo” come direbbe Cervantes. Uno spettacolo sul pubblico, per il pubblico e con il pubblico, perché è quest’ultimo che avrà il compito di salvare i due attori dalla morte... di salvare il teatro. Anche noi, attori dietro i “personaggi attori” abbiamo attinto in assoluta libertà a quel contenitore straordinario che è il Don Chisciotte, rimasticandolo in un tosco-veneto condito di emilianismi e francesismi e prendendoci il permesso di “tirare per la giacchetta” autori come Leopardi, Pulci, Ruzzante, Dante, De la Barca, Shakespeare e tanti altri.

Sottoscrivi questo feed RSS
close

Iscriviti alla nostra mailing list!

per ricevere aggiornamenti e informazioni; Attenzione: per poter completare l'iscrizione alla mailing list sarà necessario confermare cliccando sul link che si riceverà automaticamente per email. Controlla anche nella cartella SPAM per poterla trovare.

Privacy Policy & Termini d'uso
Potrai cancellare la tua sottoscrizione in ogni momento